Mancano ormai poche ore al cambio d’anno, al passaggio dal 2020 al 2021, e l’augurio che ovunque si legge è che l’anno ormai al termine venga sepolto per quanto ha lasciato: sofferenza (tanta), eventi lieti (pochi). Ma siamo davvero convinti che basterà vedere scritto o leggere “1 gennaio 2021” per una dimensione nuova di vita, di salute, di politica, di legami?
Personalmente sarei portato di più a valorizzare ciò che, seppur meno evidente, ci lascia di positivo (attenzione, non inerente al virus!): le nuove scoperte che abbiamo fatto; i legami che si sono rinsaldati e quelli che sono nati; l’aver potuto gustare la natura un po’ più del solito; l’aver scoperto nuovi modi di essere cristiani, e di vivere da fedeli credenti; il coraggio di tanti fratelli adoperatisi per la vita altrui; la presa di coscienza che non siamo padroni e creatori del mondo…
Alcune figure particolari, che hanno lasciato un segno indelebile, quest’anno, vengono subito in mente… Tra gli ultimi, certamente, “Pablito”, forse la persona che più rappresenta questo momento: da una possibile “fine miserabile” per denuncia di scommesse, a portento azzurro per arrivare “in cima al mondo” nel luglio dell’82. Un riferimento che ci fa e ci farà bene ricordare: per arrivare in alto, occorre passare per il fallimento… E quanto spesso in quest’anno il senso di impotenza e di fallimento è entrato nei nostri pensieri?
Qualcuno sostiene che nel mondo si è attualmente in troppi, e perciò la natura sta… ricalibrando gli utenti che ci vivono. A me pare un pensiero poco conveniente. Piuttosto chiediamoci se chi c’è al mondo non riesce a vivere perché altri non glielo permettono, con senso di egoismo, insensibilità e disinteresse cronico altrui.
Forse può aiutarci, allora, riflettere e provare a rispondere personalmente ad una domanda: che cosa mi impegno a migliorare di me, perché, di conseguenza, anche il mondo migliori? Sarebbe molto proficuo che ciascuno riuscisse a scovare e praticare quel miglioramento che sa di poter realizzare: il mondo – anche senza rendersene conto – a sua volta diventerà migliore.
Le stime dicono, ancora, che quest’anno è aumentato del 20% il numero dei defunti, in generale: ognuno ne ha almeno qualcuno, da ricordare e conservare nel cuore, soprattutto se colpito dal Covid, e venuto a mancare senza il conforto dei familiari, e degli affetti più cari. E, parimenti, è aumentata la nostra sensibilità, il nostro farci carico di chi soffre, di chi vive malattia, sofferenza e vuoto nell’anima e di persone?
Cosa augurare allora? Pace, serenità, più gioia, meno disgrazie… Certo, questo si!
Mi pare più opportuno, però, augurare a ciascuno questo: scopri quanto di bene c’è in te, e mettilo a disposizione del mondo! Dai il meglio di te, ad ogni persona, e in ogni circostanza! Scopri quanto vali tu, per poter essere pronto a valorizzare gli altri!
Buone ultime ore di 20 20, prima di procedere al 20…21!
don Federico